venerdì 27 marzo 2015

Città di carta (John Green) - Recensione

Andar via è terribile, finché non te ne sei andato. 
Dopo, è la cosa più maledettamente facile del mondo.
Recensione senza spoiler:

Titolo: Città di carta (Paper Towns)
Autore: John Green
Anno di pubblicazione: 2008
Genere: romanzo young adult
Pagine: 305

Voto:

Commento:

Quentin "Q" Jacobsen ha sempre avuto una cotta per Margo Roth, la sua coetanea vicina di casa, ma l'adolescenza li ha allontanati rendendola irraggiungibile in mezzo ai più popolari della scuola.
Perciò quando una notte Margo si presenta alla sua finestra chiedendo il suo aiuto, lui non si fa pregare e si ritrova a vivere un'avventura pazzesca, che lo mette alla prova e che cambia per sempre la sua vita. Soprattutto perché il giorno dopo Margo sparisce.

Città di carta è una storia di adolescenti e per adolescenti, ma non è il solito romanzetto adolescenziale: tra le battutte dallo stile leggero, ci sono spunti interessanti per riflettere (a qualunque età) sulla propria vita e il viaggio fisico diventa un espediente per un viaggio interiore.
Dopo un vivace inizio, la storia perde brio nella parte centrale diventando un po' monotona, ma si riprende nel finale nel quale riesce a recuperare l'interesse e a far riappassionare.

La scrittura di Green è come al solito molto divertente e i personaggi sono tutti interessanti e originali.

"Davanti a quell’edificio imparo qualcosa sulla paura. Imparo che non sono le vuote fantasie di chi vuole che gli succeda qualcosa di importante, fosse anche una cosa orribile. Non è il senso di disgusto che si prova di fronte al cadavere di uno sconosciuto, e nemmeno il respiro che si spezza al rumore di uno sparo davanti alla casa di Becca Arrington. Questa paura qui non può essere domata con esercizi respiratori. Questa paura qui non assomiglia per niente alle paure che ho provato prima. È la base di tutte le emozioni, il sentimento che ci ha accompagnato prima che venissimo al mondo, prima che questo edificio fosse costruito, prima che la Terra nascesse. È la paura che fa strisciare i pesci fuori dall’acqua e li porta a sviluppare i polmoni, la paura che ci insegna a correre e ci fa sotterrare i nostri morti."
 

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