domenica 26 aprile 2015

Parte seconda: FIRENZE (Capitoli 17-40) - Approfondimento


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 "Vien da pensare che un giorno così non possa che iniziare con un tremito."

Thomas Harris ha impiegato anni per scrivere ciascuno dei suoi libri e il motivo principale è che ogni personaggio è molto elaborato, tutti i tecnicismi sono stati attentamente studiati, ogni piccolo dettaglio è stato approfondito e le pagine sono piene di riferimenti e citazioni, la base da cui sono partiti film e telefilm. Vediamo di approfondire il più possibile questa storia, chiarendo le maggiori correlazioni e andando a sottolineare i passaggi fondamentali.

Di seguito le parti interessate del libro con gli opportuni riferimenti, spiegazioni o ipotesi; il tutto è frutto di elaborazioni personali e riadattamenti di informazioni prese dal web, linkate di volta in volta.

continua da Parte prima: WASHINGTON, D.C. (Capitoli 1-16)


CAPITOLO 17
Palazzo Vecchio, che domina la buia piazza della Signoria, rischiarato da fasci di luce, di chiara concezione medievale con le sue finestre ad arco, i merli simili a fuochi fatui e la torre campanaria che svetta nel cielo. [...] L'ispettore capo Rinaldo Pazzi, impermeabile nero contro le statue di marmo fisse in atti di stupro e assassinio, sbucò dalle ombre della Loggia dei Lanzi e attraversò la piazza, la testa che si voltava come un girasole verso le luci che illuminavano il palazzo.
Veduta della piazza
parte di Piazza della Signoria
Piazza della Signoria è la piazza principale di Firenze in cui ci sono Palazzo Vecchio, sede del comune, Loggia della Signoria (o dei Lanzi), monumento storico, il Tribunale della Mercanzia, Palazzo Uguccioni e Palazzo delle Assicurazioni Generali.

Harris ha già nominato questo luogo nel romanzo precedente, dato che era il soggetto di uno dei disegni che aveva Lecter in cella: «È Firenze. Ci sono il Palazzo della Signoria e il duomo, visti dal Belvedere.» [Il silenzio degli innocenti, cap.3]
Le statue nominate da Pazzi sono quelle presenti nella piazza, opere di vario genere e epoca. Tra queste anche la copia del David di Michelangelo: l'originale, conservato nella Galleria dell'Accademia, è presente nel filmato trovato da Mason più avanti [capitolo 41].



Là, da quell'alta finestra, Francesco de' Pazzi, nudo e con un cappio al collo, era stato
buttato giù a morire, e si era contorto e aveva roteato contro il muro di pietra. L'arcivescovo Salviati, impiccato accanto a lui con tutti i paramenti sacri, non gli aveva fornito alcun conforto spirituale: con gli occhi strabuzzati e reso folle dal fiato che gli si mozzava, aveva affondato i denti nella carne di Francesco de' Pazzi.
Quella domenica 26 aprile del 1478 era stata trucidata gran parte della famiglia Pazzi,
accusata di aver ucciso Giuliano de' Medici e del tentato omicidio di Lorenzo il Magnifico, in Duomo durante la messa.
La circostanza in questione è la Congiura dei Pazzi: i Medici governavano Firenze da anni e la famigli de' Pazzi, appoggiata dal papa Sisto IV, cercò di stroncare la loro egemonia uccidendo Lorenzo il Magnifico e il fratello Giuliano, che detenevano il potere.
Dopo aver rimandato l'attacco originale previsto al banchetto di sabato 25 aprile 1478, il sicario Bernardo Bandini e i due preti assunti in sostituzione dell'altro sicario Giovan Battista Montesecco si recarono alla messa in Duomo domenica 26 aprile 1478 e colpirono: mentre l'attacco a Giuliano andò a buon fine e il ragazzo morì all'istante, Lorenzo venne ferito solo di striscio e riuscì a scappare. Intanto Francesco de' pazzi andò in piazza della Signoria urlando "libertà" ma aveva completamente frainteso il volere del popolo, che iniziò ad assalirlo e a dare la caccia a tutti gli altri congiurati, mentre le truppe del papa che aspettavano fuori città non intervennero.
Francesco e l'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati vennero impiccati nel giro di poche ore alle finestre di Palazzo della Signoria e sorte simile toccò a tutti gli altri colpevoli nei giorni seguenti.

Rinaldo Pazzi, caduto in disgrazia dopo l'errore compiuto nel caso del Mostro di Firenze (vedi sotto), si sente come il suo antenato, incompreso e maltrattato ingiustamente quando lui era convinto di agire per il meglio.
Hannibal deciderà di aumentare queste somiglianze e di farlo morire proprio come Francesco de' Pazzi impiccato nel Palazzi della Signoria [vedi capitolo 36].


Era stata la caccia a un altro serial killer, il Mostro di Firenze, a renderlo famoso e poi a fare in modo che i corvi gli becchettassero il cuore. [...]
Per diciassette anni, fino al 1985, il Mostro di Firenze aveva dato la caccia agli innamorati, avvicinandoli silenziosamente mentre si abbracciavano nei molti viottoli toscani rifugio delle giovani coppie.
Mostro di Firenze è il nome usato per definire l'autore (o agli autori) di una serie di otto duplici omicidi avvenuti fra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze.
Le vittime erano delle coppiette in cerca di intimità in luoghi appartati, quasi sempre in auto; fa eccezione il caso di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, due turisti tedeschi entrambi maschi, ma l'assassino potrebbe aver scambiato Rüsch per una donna, data la corporatura esile e i capelli lunghi.
L'assassino, che probabilmente pedinava le donne nei giorni precedenti dato che molte avevano notato di essere seguite, si avvicinava all'auto e sparava diversi colpi accertandosi di uccidere l'uomo, poi trascinava fuori la ragazza e infieriva su di lei con un coltello e altri oggetti che trovava sul luogo del crimine.
Nel corso degli anni sono stati arrestati vari uomini, a cominciare dal marito della prima vittima, ma ogni volta che il sospettato era in carcere, avveniva un altro delitto e dovevano rilasciarlo per mancanza di prove; tra le molteplici teorie avanzate nel corso degli anni e nonostante le numerose false confessioni e testimonianze contradditorie, i colpevoli più probabili sembrano essere i cosidetti "compagni di merende" Pietro Pacciani, Mario Vanni e Giancarlo Lotti.

Thomas Harris è stato in Italia nel '93 per assistere al processi di Pacciani, quindi le vicende che narra nel romanzo sono ispirate alla realtà, anche se apporta le opportune modifiche per prendere le distanze dal caso ancora aperto e per modellare la sua storia: ovviamente l'ispettore Pazzi è inventato e così anche il presunto assassino Girolamo Tocca, che però è evidentemente ispirato a Pietro Pacciani.
Tocca, infatti, viene descritto come "l'indiziato ideale. Da giovane, aveva scontato nove anni di prigione per l'omicidio di un uomo che aveva sorpreso abbracciato alla sua fidanzata su un viottolo degli innamorati. Aveva anche dovuto rispondere di molestie sessuali nei confronti delle figlie e di altri abusi domestici, e subito una condanna per stupro", proprio come Pacciani che a 26 anni è stato condannato a 13 anni di carcere per aver ucciso un uomo sorpreso in atteggiamenti intimi con la sua ragazza, una sedicenne che aveva poi costretto ad un rapporto sessuale vicino al cadavere. E la sua indole violenta non si è certo smorzata tanto che è stato accusato di violenze e pesanti abusi dalla moglie e dalle due figlie.
Come nella storia descitta nel libro, anche Pacciani è stato condannato e incarcerato nonostante le poche prove e poi liberato nel ricorso in appello, anche se, a differenza dell'innocenza di Tocca che ha rovinato la carriera di Pazzi, Pacciani era probabilmente colpevole e sarebbe stato riaccusato se non fosse morto nel 1998.


La Questura di Firenze ha gli uffici in un ex ospedale psichiatrico, e i vignettisti sfruttavano il fatto al massimo.
L'attuale palazzo della Questura occupa una parte dell'ex ospedale Bonifazio, o ospedale di San Giovanni Battista, che è stato sede di un ospedale psichiatrico.


Poi, un attentato dinamitardo dietro la Galleria degli Uffizi aveva distolto l'attenzione pubblica e occupato il tempo di Pazzi, allontanandolo per un po' dal Mostro.
Probabilmente si riferisce alla strage di via dei Georgofili, l'attentato dinamitardo avvenuto nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 con l'esplosione di un'autobomba nei pressi della Galleria degli Uffizi. L'esplosione dell'autobomba imbottita con circa 250 chilogrammi di esplosivo che uccise cinque persone viene considerata parte della serie di attentati di stampo mafioso avvenuti in Italia tra il '92 e il '93.
Primavera
Primavera, Sandro Botticelli (1482 ca.)


Eccolo: un manifesto picchiettato dalle mosche e sgualcito dalla pioggia, con la riproduzione della Primavera del Botticelli. Il quadro originale era alle sue spalle, nella Galleria degli Uffizi. La Primavera. La ninfa inghirlandata sulla destra, il seno esposto, con i fiori che le uscivano dalla bocca, e il pallido Zefiro che soffiava dal bosco.

La Primavera è il famoso dipinto del rinascimento di Sandro Botticelli.

Nell'opera a lato vediamo (da destra a sinistra):

Zefiro, vento di primavera che rapisce per amore la ninfa Clori, mettendola incinta; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, personificazione della stessa primavera, la donna con l'abito fiorito che sparge a terra fiori. A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Clori durante il suo rapimento.
Al centro c'è Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo neoplatonico dell'amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le Grazie impegnate in un'armoniosa danza.
Chiude il gruppo a sinistra Mercurio coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un'eterna primavera.

Oltre alla lettura mitologica, l'opera si può interpretare in vari modi, anche se non ci sono conferme per nessuno di questi: considerando che il quadro è stato probabilmente commissionato da Lorenzo di Pierfrancesco de' Medici in occasione del suo matrimonio, si possono considerare le due figure in rosso come una rappresentazione degli sposi, sovrastati da Cupido simbolo dell'amore e i due gruppi come rappresentazione dei tipi di amore: a sinistra l'amore humanus (spirituale, puro) con le Tre Grazie e a destra l'amore ferinus (carnale) con Zefiro, Cloris e Flora.
Ampliando la metafora con una lettura filosofica in relazione al neoplatonismo, Zefiro e Clori rappresenterebbero la forza dell'amore sensuale e irrazionale, che però è fonte di vita (Flora) e, tramite la mediazione di Venere ed Eros, si trasforma in qualcosa di più perfetto (le Grazie) per poi spiccare il volo verso le sfere celesti guidato da Mercurio.
Volendo invece tenere conto dell'epoca medicea in cui è stato commissionato il quadro, Flora sarebbe un'allusione a Florentia (Firenze) e l'opera intendenderebbe quindi mettere in risalto la guida di Lorenzo di Pierfrancesco a discapito del cugino Lorenzo il Magnifico, da sempre più esaltato e idealizzato. Le altre figure sarebbero città legate in vario modo a Firenze: Mercurio-Milano, Cupido (Amor)-Roma, le Tre Grazie come Pisa, Napoli e Genova, Clori(Maya)-Mantova, Venere-Venezia e Zefiro(Borea)-Bolzano.


Era andato al mercato del Porcellino, aveva toccato il grugno del cinghiale di bronzo, aveva guidato fino alle Cascine e, appoggiato al tetto della macchina polverosa, aveva guardato dei bambini giocare a calcio.
Il cinghiale bronzeo a cui si riferisce Pazzi è la fontana del Porcellino, uno dei monumenti più popolari di Firenze, situata a margine della loggia del Mercato Nuovo, vicino al Ponte Vecchio.
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Rinaldo Pazzi nel film "Hannibal"
La tradizione popolare vuole che toccare il naso del Porcellino porti fortuna, anche se la procedura completa per il buon auspicio consisterebbe nel mettere una monetina in bocca al Porcellino dopo averne strofinato il naso: se la monetina cadendo oltrepassa la grata dove cade l'acqua porterà fortuna, altrimenti no (in realtà l'inclinazione è tale che solo le monete più pesanti cadano facilmente nelle fessure).
La fontana è presente nel film quando Rinaldo Pazzi/Giancarlo Giannini si lava le mani dal sangue di Gnocco.


Un televisore nel soggiorno. Robert Stack che interpreta Eliot Ness negli Intoccabili.
Si tratta del famoso film The Untouchables di Brian De Palma del 1987, ispirato alla vera storia dell'agente federale Eliot Ness che è riuscito a mandare in galera il boss Al Capone; il titolo è in italiano anche nella versione originale del romanzo, dato che si tratta dei ricordi di Francesco Pazzi.


CAPITOLO 18
I mesi successivi erano stati straordinari. Negli ultimi cinque secoli, a Firenze nessun Pazzi era stato osannato come Rinaldo. L'ultima volta era successo quando Pazzo de' Pazzi era tornato dalla prima crociata con tre pietre focaie raccolte al Santo Sepolcro.
Effettivamente il primo personaggio di rilievo nella famiglia Pazzi è il leggendario Pazzino de' Pazzi,  che partecipò alla prima crociata e divenne celebre per la sua scalata a mani nude delle mura di Gerusalemme, che gli permise si aprire la strada alla conquista della città da parte dei crociati.
Per ringraziarlo della sua valorosa azione Goffredo da Buglione (un conte fiammingo e uno dei signori feudali della crociata) gli regalò le tre schegge di silice provenienti dal Santo Sepolcro (luglio 1099).
Queste pietre sono di grandissimo valore simbolico per la città perché ogni anno, il sabato santo, vengono usate per accendere il fuoco che incendia il Brindellone durante lo Scoppio del Carro, celebre festa fiorentina per la consegna del fuoco benedetto durante la settimana santa.
Dalla creazione di questa festa con il ritorno di Pazzino nel 1101, la famiglia Pazzi è stata addetta all'organizzazione del carro e questa celebrazione è diventata così cara ai fiorentini, che il popolo ha insistito per celebrarla anche durante il periodo di disgrazia dei Pazzi (1978-1994) dopo la congiura contro i Medici.


CAPITOLO 19
Fu nell'orribile periodo in cui aspettava di sentir calare la mannaia che Pazzi vide per la prima volta l'uomo conosciuto dagli studiosi come professor Fell.
Hannibal, dopo una visita in Brasile per farsi rimuovere il sesto dito, si è trasferito a Firenze e sta provando a diventare curatore di Palazzo Capponi.
Interessante che abbia scelto proprio il nome Fell, che richiama il luogo dove viveva la prima vittima nota di James Gumb ne "il Silenzio degli Innocenti", Fredrica Bimmel: Fell Street, Belvedere, Ohio.

Sala dei Gigli

Già sentiva il vocio sopra di lui, proveniente dalla sala dei Gigli, dove aveva luogo una riunione congiunta dell'organismo dirigente della Galleria degli Uffizi e della commissione delle Belle arti. [...] Era in piedi, immobile, vicino alla grande statua di bronzo di Giuditta e Oloferne, e dava le spalle all'uomo che aveva parlato e agli altri.

Sala dei Gigli è una delle sale di Palazzo Vecchio, in Piazza della Signoria.
Il nome non ha nulla a che vedere con il giglio fiorentino ma è piuttosto collegato con il fleur-de-lys, emblema della corona di Francia, rappresentato sul soffitto a cassettoni.
Giuditta e Oloferne, Donatello

Dal 1988 in questa sala è esposta "Giuditta e Oloferne", la statua bronzea di Donatello, alta 2,36 metri senza lo zoccolo.
La statua rappresenta la storia biblica di Giuditta che, per salvare la propria città di Betulia assediata dalle truppe assire di Nabucodonosor, si reca nella tenda del condottiero nemico Oloferne, lo fa ubriacare e lo decapita, lasciando l'esercito avversario senza guida e costringendolo alla ritirata.
L'episodio era popolare nelle raffigurazioni artistiche fin dal Medioevo poiché, alla pari del David, simboleggiava la vittoria della virtù sul vizio e sulla mancanza di Dio.


«Cavalcanti rispose pubblicamente al primo sonetto della Vita Nuova di Dante, in cui quest'ultimo descrive il suo strano sogno su Beatrice Portinari» disse il professor Fell.
«Chissà, forse Cavalcanti lo commentò anche in privato. Se scrisse a un Capponi, questo Capponi doveva essere Andrea, che era miglior letterato dei suoi fratelli.» Il professor Fell si voltò verso il gruppo di uomini quando lo ritenne opportuno, dopo un intervallo che mise a disagio tutti tranne lui. «Ricorda il sonetto di Dante, professor Sogliato? Lo ricorda? Affascinò Cavalcanti, e vale la pena che lei gli dedichi il suo tempo. Ascoltiamo come Dante trasformò in strumento quel vernacolo che definì la
vulgari eloquentia della gente. In parte, il sonetto dice: Già eran quasi che atterzate l'ore
del tempo che onne stella n'è lucente,
quando m'apparve amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d'esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.»
Nemmeno i più litigiosi tra i fiorentini presenti riuscirono a resistere ai versi di Dante che riecheggiavano contro le pareti affrescate nell'accurata inflessione toscana del professor Fell.

Tra le opere più famose di Dante vi è la "Vita Nuova", l'autobiografia in prosimetro in cui parla del suo amore per Beatrice; nel primo sonetto A ciascun'alma presa e gentil core, che Hannibal cita a memoria, Dante parla in particolare di un sogno che ha fatto e che non riesce a capire. Tra quelli che fornirono un'interpretazione vi fu Guido Cavalcanti che scrisse il sonetto Vedeste, al mio parere, onne valore.

Accurata inflessione toscana: apparentemente Hannibal riesce a simulare molto bene un'inflessione, tanto da stupire gli stessi toscani.


«Se il professore è un così esperto dantista, che tenga una conferenza di fronte allo Studiolo.» Sibilò il nome come se si fosse trattato dell'Inquisizione. «Che si presenti a loro ex tempore il prossimo venerdì, se può.»
ex-tempore: termine latino per dire "senza preparazione". Sogliato vuole che Hannibal parli allo studiolo senza prepararsi la lezioncina ma dimostrando la sua cultura sulla letteratura italiana; scoprirà a sue spese che sta sottovalutando l'intelligenza di Hannibal.


Da bravo investigatore, aveva scandagliato le circostanze in cerca del cui prodest. Chi avrebbe beneficiato della scomparsa del vecchio curatore? [...] Tutto ciò che aveva posseduto era il suo lavoro e il privilegio di abitare nel sottotetto di Palazzo Capponi.
La facciata ottocentesca del Palazzo Capponi
Cui prodest? è una locuzione latina utilizzata come elemento retorico e significa "a chi giova?"; nel campo investigativo, come in questo caso, viene usata per indicare la ricerca di un movente che aiuta a individuare il colpevole.

Il palazzo Capponi alle Rovinate (o delle Rovinate o Capponi-da Uzzano) si trova in via dei Bardi a Firenze e fu costruito dal 1406 al 1426 per Niccolò da Uzzano, forse su disegno del Vasari.


«Assomiglia a una figura dei tondi di Luca della Robbia che sono nella sua cappella di famiglia a Santa Croce
«Ah, quello è Andrea de' Pazzi nelle vesti di Giovanni Battista!»
La chiesa di Santa Croce è la Basilica di Firenze, nota per le numerose sepolture di artisti e scienziati che ha all'interno [vedi capitolo 26.].
Tra le varie cappelle presenti nella chiesa, c'è anche quella fatta commissionare da Andrea de' Pazzi a Filippo Brunelleschi; nella costruzione sono presenti molte opere di Luca Della Robbia, scultore, ceramista e orafo italiano del XV secolo, noto soprattutto per aver perfezionato la tecnica della terracotta invetriata.


facciata di Forte Belvedere
CAPITOLO 20
La mostra, che esibiva più di venti arnesi classici di tortura insieme a un'estesa documentazione, si teneva nell'austero Forte Belvedere, una cittadella del sedicesimo secolo appartenuta ai Medici che presidiava Firenze a sud.
Il Forte Belvedere è la fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, celebre punto panoramico di Firenze. 
Thomas Harris aveva già nominato questo edificio ne "Il silenzio degli innocenti" quando Clarice chiede ad Hannibal dei disegni appesi nel muro della sua cella: "È Firenze. Ci sono il Palazzo della Signoria e il duomo, visti dal Belvedere." [vedi Belvedere, cap.3 "Il Silenzio degli innocenti"]

Melencolia I
"Melencolia" di Albrecht Dürer
La mostra di cui parla Harris potrebbe essere (o perlomeno essere ispirata a) “Strumenti di Tortura”, la mostra tenutasi nel Forte Belvedere dal luglio del 1983 (x) e che ha avuto molto successo anche a livello internazionale, arrivando a circa 100.000 spettatori.

Illustrazioni di Dürer e di altri, insieme a diari di contemporanei, spiegavano, per esempio, su quali centri del dolore agiva la ruota della tortura.

Albrecht Dürer (1471-1528) è stato un pittore, incisore, matematico e trattatista tedesco, considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale; tra le sue opere più note l'incisione Melencolia I ->

La ruota della tortura, o supplizio della ruota, era una forma di tortura e di pena capitale dal Medioevo in cui il condannato veniva legato per polsi e caviglie ad una grande ruota, provocandogli nausea e vomito nel caso di un crimine minore o ferendolo e facendolo morire nel caso di pena di morte.


Ma l'essenza del peggio, il vero fetidume dello spirito dell'uomo, non è nella Vergine di Norimberga o nel palo; l'essenza della Bruttura si trova sulla faccia della gente. 

La vergine di Norimberga, o vergine di ferro, è una macchina inventata nel XVIII secolo che consiste in una specie di armadio metallico a misura d'uomo (di forma vagamente femminile, da cui il nome), pieno di lunghi aculei che penetrano nella carne senza ledere organi vitali.
Entrata nella cultura di massa grazie ad una storia di Johann Philipp Siebenkees, in realtà non esistono prove che sia mai stata davvero utilizzata per scopi di tortura e i primi esemplari sono stati invece assemblati nel Settecento, con manufatti trovati nei musei, a scopi commerciali.
sulla destra una vergine di Norimberga


Nel punto in cui si era fermato, sotto la gabbia della morte per fame con il suo scheletro in posizione fetale che ancora sembrava supplicare del cibo, c'era solo il muro di pietra.
 La gabbia era un altro strumento di tortura in cui la vittima veniva rinchiusa in una gabbia di piccole dimensione, sollevata dal terreno, e lasciata a morire di stenti, spesso divorata e straziata da rapaci e insetti.


Lecter aveva ritratto Firenze a memoria, e il disegno era stato appeso nella sua cella del Manicomio criminale, un posto sinistro come quello in cui si trovava ora Pazzi.
Quando maturò l'idea, in Pazzi? Due immagini, la vera Firenze distesa di fronte a lui e il disegno che ricordava.
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il disegno di Lecter nella sua cella ne "Il silenzio degli innocenti"
Ne "Il silenzio degli innocenti" Hannibal aveva appeso al muro della sua cella un disegno di Firenze vista proprio dal Forte Belvedere e in in quel caso il termine Belvedere era un indizio (o meglio lo sarebbe stato se Crawford o qualcun altro lo avesse colto) per trovare Buffalo Bill [vedi Belvedere]; il trovarsi davanti alla stessa vista mostrata nel disegno, fa scattare a Pazzi una lampadina e comincia a far attenzione ai particolari e a creare connessioni.

Ironico che l'indizio creato da Hannibal per aiutare/prendersi gioco di Crawford, diventi proprio l'elemento che lo fa scoprire.


Senza rendersene conto, si trovò al cancello rinascimentale che dal Belvedere porta alla ripida costa San Giorgio, una stretta strada a curve che in meno di un chilometro piomba giù nel cuore della vecchia Firenze. I passi sembravano trascinarlo per il ripido acciottolato contro la sua volontà. Camminava più velocemente di quanto desiderasse, scrutando davanti a sé in cerca dell'uomo chiamato professor Fell, perché quella era la strada che portava alla sua casa. A metà della discesa voltò in costa Scarpuccia, continuando ad andare giù finché non sbucò in via de' Bardi, vicino all'Arno. E vicino a Palazzo Capponi, residenza del professor Fell.
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cartina della strada fatta da Pazzi

Dall'interno, un suono flebile, delicato. Pazzi appoggiò la testa contro la fredda inferriata della finestra per ascoltare. Un clavicembalo, le Variazioni Goldberg di Bach ben eseguite.
Hannibal è un appassionato delle variazioni di Goldgerb che ha chiesto di poter ascoltare quando si trovava in prigione [capitolo 32 de "Il silenzio degli innocenti"] e che si è procurato dopo la fuga [capitolo 61 de "Il silenzio degli innocenti"].


CAPITOLO 21
La tradizione dice che il martire cristiano san Miniato raccolse la propria testa recisa dalla rena dell'anfiteatro romano di Firenze e, tenendola sotto il braccio, la portò sulla collina oltre l'Arno, dove ora giace nella sua splendida chiesa.
Su San Miniato, considerato il primo martire della città di Firenze, ci sono diverse storie sia sulla sua reale identità che su una serie di miracoli avvenuti durante e dopo il supplizio: l'invulnerabilità alla temperatura del forno arroventato, la liberazione dai ceppi che lo stiravano sul cavalletto, l'ammansimento del leone che lo doveva sbranare e, dopo la decapitazione, leggenda vuole che il santo abbia raccolto la propia testa e abbia camminato fino alla cima del mons Florentinus dove oggi sorge la basilica di San Miniato al Monte.


Qui, accanto a noi, c'è il palazzo dei Capponi, una famiglia rimasta illustre per mille anni, che stracciò l'ultimatum di un re francese in faccia allo stesso re.
I Capponi sono un'antica famiglia di Firenze; tra la loro illustre storia spicca la figura di Pier Capponi, ambasciatore e condottiero che nel 1494 tenne testa al Re Carlo VIII di Francia che era riuscito ad entrare in città nella sua discesa per la conquista di Napoli.
Alle minacce di attacco dei francesi e in seguito alle richieste di ingenti somme di denaro, Pier Capponi strappò di mano all'araldo del re il foglio da cui stava leggendo urlando «E se voi suonerete le vostre trombe noi daremo alle nostre campane!», facendo capire che il popolo fiorentino era pronto a combattere e spingendo il re a cercare un accordo.

interno della residenza Capponi

Nell'atrio, l'oscurità è quasi assoluta. Una lunga scala di pietra, la ringhiera fredda sotto le nostre dita madide di sudore, i gradini incavati da centinaia d'anni di passi, irregolari sotto i nostri piedi mentre saliamo verso la musica.[...]
Il coperchio alzato del clavicembalo è decorato con l'intricata scena di un banchetto, e alla luce delle candele le piccole figure sembrano ondeggiare sopra le corde. [...]

Carta che fruscia nel buio, una sedia che scricchiola e gratta il pavimento. Il dottor Lecter è seduto in una grande poltrona nella mitica biblioteca Capponi. [...]
Dopo gli anni di claustrofobica prigionia, gli spazi e l'altezza delle stanze del palazzo sono molto importanti. Ancor più importante, la sintonia che sente con l'edificio. È l'unica costruzione privata nella quale abbia messo piede che per dimensioni e particolari si avvicini al palazzo della memoria che si è costruito fin dalla giovinezza. Nella biblioteca, questa collezione unica di manoscritti e corrispondenza, che risale all'inizio del tredicesimo secolo, può soddisfare una certa curiosità nei confronti di se stesso. [...]
Ora possiamo vedere il dottor Lecter nella biblioteca Capponi, seduto a un fratino del sedicesimo secolo. Accanto a lui, un'intera parete di manoscritti incasellati e volumi ricoperti di tela vecchi ottocento anni. Di fronte a sé, il dottor Lecter ha una corrispondenza del quattordicesimo secolo con un ministro della Repubblica di Venezia, tenuta ferma da una statuetta di ferro eseguita da Michelangelo come studio per il suo Mosè con le corna. E, davanti al calamaio, un computer portatile collegato on line con l'università di Milano.
Thomas Harris ha visitato la residenza Capponi prima di scrivere il libro, accompagnato dallo stesso Conte Niccolò Capponi che ci abita [fonte], quindi la descrizione è realistica. Il palazzo è stato poi usato anche per il film e il conte ha conosciuto Hopkins.
Mosè
Mosè di Michelagelo
Certo ci sono anche le inevitabili modifiche ai fini della trama, come tiene a specificare il conte "non posseggo tutti quei codici miniati di cui parla l'autore, ma solo uno" e la famiglia non ha parentele o amicizie con un Papa e con Dante; inoltre la casa è sempre stata abitata, ma nel romanzo sembra adibita a esclusiva residenza del curatore e non si nomina nessuno dei Capponi [fonte].

Il "Mosè con le corna" che viene citato da Harris è la celebre scultura marmorea "Mosè" di Michelangelo conservata nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma



Da frammentari documenti di famiglia, il dottor Lecter ha tratto la convinzione di discendere da un certo Giuliano Bevisangue, terribile figura della Toscana del dodicesimo secolo, nonché da Machiavelli e dai Visconti.

Niccolò Machiavelli, lo storico, filosofo, scrittore, politico e drammaturgo fiorentino del periodo rinascimentale.

I Visconti furono una famiglia che governò Milano dal 1277 al 1447.


Il dottor Lecter prende il quotidiano italiano e legge l'ultimo attacco contro Rinaldo Pazzi, provocato da una smentita dell'Fbi a proposito del caso del Mostro.
nell'originale latest attack, l'attacco più recente: non era chiaro quanto tempo fosse passato dal caso del Mostro, ma adesso sembra una cosa piuttosto attuale dato che ne parlano ancora i giornali.


CAPITOLO 22
Le orecchie sembravano promettere molto. Come Alphonse Bertillon un centinaio d'anni prima, Pazzi studiò quelle orecchie con la lente d'ingrandimento.
Alphonse Bertillon (1853-1914) è stato un criminologo francese, noto per aver fondato nel 1870 il primo laboratorio di identificazione criminale e per aver inventato l'antropometria giudiziaria (la scienza che si occupa di misurare il corpo umano) adottato in tutta Europa e negli Stati Uniti.


Prima di lasciare il Bon Marché per andare all'aeroporto, Pazzi comprò un peignoir di seta moiré color pesca per la moglie.

Il peignor è una veste da camera, simile a una camicia da notte elegante.
Il moiré è un tipo di tessuto, tradizionalmente di seta (ma ora anche in cotone o fibra sintetica), con un effetto cangiante che ricorda le onde o l'acqua, ottenuto con una apposita calandratura in fase di finissaggio.


CAPITOLO 23
Come vi comportate, quando vi rendete conto che l'onore è una moneta senza più corso? Quando siete arrivati a credere, come Marco Aurelio, che l'opinione delle generazioni future non avrà più valore dell'opinione di quelle attuali?
Thomas Harris ha già citato un paio di volte l'imperatore romano Marco Aurelio nel romanzo precedente, per permettere ad Hannibal di prendere in giro di Jack Crawford:  Se [Crawford] capisse Marco Aurelio, potrebbe risolvere il caso. [vedi «Crawford lo Stoico è ansioso?» - Cap.3 - Il silenzio degli innocenti]



E qualche minuto più tardi, quando, sdraiato al buio, aveva allungato la mano per accarezzarle la guancia e darle un tenero bacio della buonanotte, e aveva sentito una lacrima sotto il palmo. Senza rendersene conto, lei gli aveva mangiato il cuore.
Nell'originale Then, unaware, she ate his heart: Pazzi descrive il suo rapporto con la moglie usando una metafora interessante che senz'altro Hannibal apprezzerebbe.


CAPITOLO 24
Il temuto carcere fiorentino di Sollicciano.
Il Carcere di Sollicciano dal 1983 è il principale carcere di Firenze e si trova nell'omonimo quartiere nella parte sud-ovest della città ai confini con Scandicci.

sapeva chi era, certo: un capo, un bastardo di pezzo da novanta.
anche nell'originale l'espressione è in italiano e viene poi tradotta: "a Pezzo da novanta, bastard .90 caliber".


Era una trentacinquenne logora, con antenne molto lunghe.
nell'originale "she had antennae like the great luna moth", "aveva antenne come la grande falena luna"; importante la citazione della falena, soprattutto considerando l'importanza che questo animale ha avuto nel romanzo precedente [vedi "falena luna malese" in Riferimenti a SILENZIO/ANIMALI/CRISTIANESIMO ne "Il silenzio degli innocenti" - Approfondimento].


Il suo istinto le diceva che lui l'avrebbe rispettata per il caveat.
nell'originale "Her instinct told her, correctly, he would respect her for the caveat.": la presenza del termine "correttamente", che manca nella traduzione italiana, ci dice qualcosa in più sul carattere di Pazzi e su quanto sia prevedibile.

caveat deriva dal latino caveo (diffido, evito) e in questo caso indica una limitazione che Romula si pone.


«Solo ciò che fai di solito»
nell'originale “It’s only la tua solita còsa, the usual thing you do”.


CAPITOLO 25
Nella sua spazzatura, aveva visto l'elegante carta del raffinato negozio di gastronomia Vera dal 1928, in Borgo San Jacopo, vicino al Ponte Santa Trinità.
il negozio è probabilmente inventato ma nell'originale è "Vera dal 1926"
fontana dello Sprone


«Eccellenza» disse Romula con ironia, esagerando nell'onorificenza
nell'originale “Eminenza,” Romula said, elevating the honorifics in the Italian ironic style, cioè esagerando nell'orificenza nello stile ironico italiano.


Poi girò l'angolo e tornò indietro, bagnandosi il viso alla fontana che sputava acqua dalla faccia barbuta con le orecchie leonine.

Si tratta della fontana dello Sprone o del Buontalenti che si trova tra via dello Sprone e Borgo San Jacopo ed è una delle fontane pubbliche più famose ed eleganti della città di Firenze.
Realizzata da Bernardo Buontalenti intorno al 1608, è composta da un volto barbuto che spruzza acqua in una vasca a forma di conchiglia caratterizzata da ampie ed eleganti volute del bordo.
La facciata
basilica di Santa Croce


CAPITOLO 26

La chiesa di Santa Croce, sede dei Francescani minori, nel suo vasto interno risuonava di otto lingue diverse, mentre le orde di turisti sfilavano seguendo gli ombrelli colorati delle guide. [...]
Fu là che la vide Pazzi, appostato vicino alla tomba di Galileo.
Già nominata nel capitolo 19, la basilica di Santa Croce, costruita nella piazza omonima di Firenze, è una delle più grandi chiese officiate dai francescani e una delle massime realizzazioni del gotico in Italia. È nota come Tempio dell'Itale glorie per le numerose sepolture di sommi artisti, letterati e scienziati, come Ugo Foscolo, Michelangelo, Gioachino Rossini, Leon Battista Alberti, Vittorio Alfieri e lo stesso Galileo (situata al n° 1 nella pianta a destra).
pianta basilica Santa Croce




Si guardò attorno per vedere se c'era il sagrestano, un uomo con grandi pregiudizi contro gli zingari, e si rifugiò dietro la prima colonna, sotto la protezione della Madonna del latte di Antonio Rossellino, mentre il bambino le strofinava la bocca contro il seno.
File:Tomba di francesco nori, Madonna del Latte di Antonio Rossellino (1478) 1.JPG
Madonna del Latte
La Madonna del Latte citata è una scultura di Antonio Rossellino del 1478 (foto a destra); ma in realtà la Madonna del Latte o galactotrofusa, in latino Madonna lactans o Virgo Lactans, è un'iconografia cristiana ricorrente in arte, talora accompagnato dall'espressione monstra te esse matrem.


Nel transetto di sinistra, il professor Fell era al lavoro nella Cappella Capponi. 
La cappella Capponi (n° 13 nella pianta) è stata commissionata da Andrea de' Pazzi a Filippo Brunelleschi; è dedicata nel 1926 alle madri dei Caduti di guerra ed è decorata da statue di Libero Andreotti.


«Quello è il diavolo» esclamò. «Shaitan, Figlio del mattino. Ora l'ho visto.»
Shaitan è uno dei termini con cui ci si riferisce al diavolo nell'Islam; nella cultura popolare "Shaitan" viene tradotto con "il diavolo" anche se in realtà il termine si riferisce a qualsiasi jinn che abbia disobbedisce a Dio e segue Iblis, il primo jinn che rifiutò di inchinarsi ad Adamo.
Figlio del mattino (Son of the Morning) è un altro appellativo per il diavolo che deriva dalla Bibbia.


Scorcio di piazza Santo Spirito con la chiesa
CAPITOLO 27
«In piazza Santo Spirito, vicino alla fontana. Accenderanno un fuoco e qualcuno porterà del vino.»

Piazza Santo Spirito è una piazza del quartiere di Oltrarno a Firenze, sede dell'omonima chiesa ultimo capolavoro di Filippo Brunelleschi.
Dalla residenza di Hannibal in Palazzo Capponi sono circa 10 minuti a piedi.


A quest'ora tarda, la chiesa è buia e con il portone chiuso, e dalla nota
Trattoria Casalinga arrivano chiasso e odore di cibo.

Nelle vicinanze della piazza c'è davvero una trattoria chiamata "La Casalinga", aperta nel 1963


Fra i presenti c'è un buon cantante di fado. Una volta scoperto, viene spinto avanti e lubrificato con il vino di molte bottiglie. Attacca una canzone sul destino, ma viene interrotto dalle richieste di un motivo più allegro.
Il fado è un genere di musica popolare tipicamente portoghese, che viene solitamente eseguito da una voce che dialoga con la guitarra portuguésa accompagnati dalla viola do fado e dal cavaquinho, e talvolta dal basso portoghese o anche da una seconda chitarra.
Il nome deriva dal latino fatum (destino), infatti questa musica si ispira al tipico sentimento portoghese della saudade e racconta temi di emigrazione, di lontananza, di separazione, dolore, sofferenza.


CAPITOLO 28
Sta studiando gli aspetti della dannazione sulle facce avide dei voyeur che si accalcano attorno agli strumenti di tortura e si stringono gli uni agli altri, in uno stralunato frottage maleodorante.

Il frottage è una tecnica di disegno e pittura che consiste nel sovrapporre un foglio di carta o una tela a una superficie che abbia dei rilievi più o meno marcati, per poi sfregare con delle matite, pastelli o carboncini lasciando affiorare a poco a poco i rilievi della superficie sottostante.
In questo caso, però, il termine viene usato con un doppio senso di ambito sessuale, come si evince anche dalla parola "voyeur" che indica i cosidetti "guardoni", e il pubblico della mostra delle torture viene paragonato ad una sorta di orgia collettiva.


Di tanto in tanto, il professore si preme un fazzoletto profumato sul viso per proteggersi
dall'overdose di colonia ed eccitazione.
Quelli che gli danno la caccia aspettano fuori.
È il narratore esterno che parla o è Hannibal stesso? Perché se è Hannibal, significa che sa di essere seguito, come sembrerebbe dalla rapidità di reazione quando incontra Gnocco.
Ma ha capito del coinvolgimento di Pazzi? E quanto ha intuito del piano e della relazione con Verger?
Come dirà dopo a Pazzi, la certezza di essere stato scoperto l'ha avuto solo con l'incontro a teatro, ma che ora abbia solo qualche sospetto o che abbia già intuito quello che sta succedendo, sembra che Hannibal abbia deliberatamente finto noncuranza per vedere quello che sarebbe successo, disposto a rischiare libertà e vita per la sua tipica curiosità.


Jaguar Mark2 front 20070822.jpg
Jaguar MK2 o Mark II
In fondo alla collina dietro al forte, in una piazzetta lo aspettava la sua macchina, una Jaguar Saloon nera con targa svizzera, un'elegante Mark II di trent'anni prima che luccicava sotto la pioggia, la macchina più bella che Pazzi avesse mai visto.

La MK2, nota anche come Mark II è stata un’autovettura di lusso prodotta dalla Jaguar dal 1959 al 1967 in versione berlina.


CAPITOLO 29
L'Astra Philogenes, ventisettemila tonnellate, bandiera greca, malgrado fosse senza medico di bordo era autorizzata a portare dodici passeggeri sulla sua rotta per Rio.
Curioso che la via per la salvezza che Pazzi fornisce alle due zingare passi per Rio esattamente come è stato per Hannibal, che dopo la fuga ha fatto rotta lì prima di andare in Europa.


CAPITOLO 30
Applicò la polvere fra le incrostazioni di sangue. Avrebbe preferito usare la Dragon's Blood, ma il suo colore era troppo simile a quello del sangue essiccato, così ricorse a quella nera, spargendola con cura.

La Dragon's Blood è una polvere rosso carminio che si ricava dalle resine di piante tipiche delle zone tropical, come Croton, Dracaena, Daemonorops, Calamus e Pterocarpus. Queste resine hanno gli usi più disparati, dal medicinale alla laccatura dei mobili, fin dai tempi antichi, e la polvere ha iniziato ad essere utilizzata per raccogliere le impronte digitali, dato che permette di trovare impronte latenti su superfici scure, chiare e multicolore.


CAPITOLO 31
Una mattina di sole in un lontano pascolo fra le montagne del Gennargentu, nella Sardegna centrale.

Il Massiccio del Gennargentu è un'area montuosa di grande estensione situata nella zona centro-orientale della Sardegna, tra la provincia di Nuoro e quella dell'Ogliastra, comprendente le cime più elevate dell'isola. Il suo nome in sardo significa "porta del vento", da Genna = porta ed Entu = vento


Nella baracca, appeso a travi dalla corteccia ancora fresca, pende un enorme specchio dalla dorata cornice rococò. [...] Lo specchio, con la sua cornice decorata di cherubini, può essere inclinato per consentire una vista panoramica del recinto, ed è simile agli specchi delle scuole di cucina, che offrono agli allievi una visione dall'alto dei fornelli.
Il Rococò è uno stile ornamentale sviluppatosi in Francia nella prima metà del Settecento, sotto il regno di Luigi XV, come evoluzione del tardo barocco; il termine deriva dal francese Rocaille, parola usata per indicare un tipo di decorazione eseguita con pietre, rocce e conchiglie.
Lo stile si distingue per la grande eleganza e la sfarzosità delle forme, caratterizzate da ondulazioni ramificate in riccioli e lievi arabeschi floreali.


Quell'oggetto dorato era una gioia per Oreste, che aveva sempre usato gli specchi come espediente preferito in tutti i suoi film pornografici e anche nell'unico vero snuff movie realizzato in Mauritania.
Nel gergo della pornografia, l'espressione snuff movie (dall'inglese "spegnere lentamente") si riferisce a presunti video amatoriali realizzati sotto compenso in cui vengono mostrate torture realmente messe in pratica durante la realizzazione del film culminanti con la morte della vittima.
In oltre quarant'anni da quando la parola è stata coniata, non è mai stato rinvenuto un solo filmato originale di questo genere.


Le urla erano orribili da sentire, ma rappresentavano l'ouverture adatta ad accogliere i ghigni che emersero dal bosco, attratti dalle grida che annunciavano il pasto.
L'ouverture (apertura) è un brano musicale che introduce un'opera lirica.

Attratti dalle grida che annunciavano il pasto: i maiali sono stati abituati a mangiare con il sottofondo di urla, tanto che ormai lo associano al cibo e il solo rumore li fa accorrere.


reliquia della testa di Santa Caterina
CAPITOLO 32
Ricordava ancora di essere entrato per caso nella cappella di una chiesa senese e di aver inaspettatamente guardato la faccia di santa Caterina da Siena e la sua testa mummificata stretta dal soggolo di un bianco immacolato, che giaceva in un reliquiario a forma di chiesa.

Caterina Benincasa, conosciuta come Caterina da Siena, è stata una suora del XIV secolo nota per le sue estasi. Mentre il suo corpo è conservato nel cimitero di Santa Maria sopra Minerva, la testa si trova nella basilica di San Domenico, a Siena, nella quale è stata costruita un'apposita cappella per la particolare reliquia.

Il soggólo (contrazione da "sotto la gola") è un capo d'abbigliamento femminile tipico del medioevo e del rinascimento, costituito da una fascia a largo nastro che avvolge il viso e il collo passando sotto il mento e congiungendosi alla sommità del capo. Usato anche dalle nobildonne sposate per l'usanza di coprire i  capelli dopo il matrimonio, è conosciuto soprattutto per il suo utilizzo nella veste monacale.


Sotto di loro, il campanile e la cupola del Duomo, le luci che si accendevano nel precoce crepuscolo, poi un bagliore e uno scoppio come quelli che Pazzi ricordava dall'infanzia, quando i tedeschi fecero saltare i ponti sull'Arno, risparmiando solo il Ponte Vecchio.

Nella notte del 3 agosto del 1944, in piena liberazione del suolo italiano da parte degli Alleati durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi si ritirano a Firenze e cercano di rallentare il nemico distruggendo i ponti e isolando la città; l'unico ponte lasciato in piedi fu appunto il Ponte Vecchio.
Questi ricordi di Pazzi ci danno un'idea della sua età: dato che era bambino nel 1944, è nato intorno negli anni '30-'40.


CAPITOLO 33
Il Teatro della Pergola, ricostruito nel diciannovesimo secolo, è una bomboniera in oro e velluti, con cherubini che attraversano il suo splendido soffitto sfidando le leggi dell'aerodinamica.
Il Teatro della Pergola è il teatro storico di Firenze e uno dei più antichi e ricchi di storia di tutta Italia, situato lungo la via da cui prende il nome, nominata così per il pergolato d'uva che si trovava in quei pressi nel '500.


L'eccellente suonatore di viola da gamba era stato chiamato a sostituire il suo predecessore, un musicista inetto, cugino di Sogliato, che alcune settimane prima era inspiegabilmente scomparso.
Nel 1975, prima della cattura, Hannibal aveva ucciso Benjamin Raspail, flautista dell'Orchestra Filarmonica di Baltimora [Il silenzio degli innocenti, capitolo 4] e anche nel film Red Dragon, anche se non viene detto esplicitamente, risulta piuttosto evidente che sia stato Hannibal a far sparire il pessimo flautista che ha stonato durante un concerto.
Quindi questa strana sparizione del suonatore di viola fa pensare che Hannibal abbia ripreso le sue abitudini, anche se nel capitolo 21 aveva detto "Qui ha trovato una pace che intende conservare... Durante il soggiorno a Firenze non ha ucciso nessuno, tranne il suo predecessore."


Pazzi si accorse di lui quando, dopo il primo movimento, le luci si accesero brevemente.
Un attimo prima che potesse distogliere lo sguardo, il dottore girò la testa come avrebbe fatto un gufo e i loro occhi si incontrarono. Involontariamente, Pazzi strinse con tanta forza la mano della moglie che lei si voltò a fissarlo. Dopo, Pazzi tenne gli occhi risolutamente fissi sul palcoscenico, la sua mano che stringeva quella di lei, il dorso caldo contro la coscia della moglie.
È proprio questo comportamento che insospettisce Hannibal e gli fa capire di essere stato scoperto; quando poi non vede arrivare la polizia, intuisce che Pazzi lo ha venduto e ipotizza che si tratti di Verger, come spiegherà poi a Pazzi prima di ucciderlo [capitolo 36].
Quindi qui Hannibal sa già tutto e potrebbe fuggire o attaccare Pazzi, invece finge noncuranza per vedere come si evolvono le cose, sicuro di essere il più intelligente e di riuscire a superare qualsiasi cosa.


«Ho la sensazione che Scarlatti le piaccia in modo particolare, signora Pazzi.» «È vero.» «È stato piacevole osservarla mentre seguiva lo spartito, non lo fa quasi più nessuno. Spero che questo possa interessarle.» Tolse da sotto il braccio una cartelletta che conteneva un antico spartito in pergamena, tracciato a mano. «Viene dal Teatro Capranica di Roma e risale al 1688, anno in cui è stato composto il pezzo

Gli Scarlatti sono stati una famiglia di compositori e muscisti dell'età barocca; presumibilmente Hannibal si riferisce ad Alessandro Scarlatti (1660-1725), più famoso del fratello Francesco (1666-1741) e più probabile, visto che viene citato il 1688, dei figli Domenico (1685-1757) e Pietro Filippo (1679-1750).
L'opera in questione potrebbe essere Il nemico di se stesso, che ha esordito al teatro Capranica il 24 gennaio 1693.

Il teatro Capranica è stato un teatro di Roma attivo soprattutto dal XVII al XIX secolo, che prese il nome dall'omonima famiglia romana proprietaria del palazzo.


CAPITOLO 34
L'Impruneta è l'antica cittadina toscana dove vennero fabbricate le tegole del Duomo di Firenze.

Impruneta è un comune fiorentino celebre soprattutto per l'industria della terracotta, il cosiddetto cotto di Impruneta.


CAPITOLO 35
Apre gli occhi e all'improvviso è completamente vigile, con il sogno di sua sorella Mischa, morta e digerita da tempo, che continua a vorticargli nella mente anche da sveglio: pericolo, pericolo imminente.
Come scopriremo meglio nel libro successivo, Hannibal, le origini del male, da bambino Hannibal è stato costretto a sua insaputa a mangiare la sorella Mischa.
coltello Harpy con la lama dentellata


Il coltello è un Harpy con la lama dentellata, a forma di artiglio.


Prende una penna e, con fluida facilità, disegna il corpo di una leonessa alata, un grifone con la faccia di Starling.
Il grifone è una creatura leggendaria con il corpo di leone e la testa d'aquila.
Hannibal non è nuovo all'aggiungere la faccia della Starling nei suoi disegni, infatti durante uno dei loro incontri, quando era ancora rinchiuso, aveva disegnato un Cristo in croce con la sua faccia:
«È per il mio orologio della Crocifissione» spiegò Lecter. «Non vogliono brevettarlo ma mi consigliano di ottenere il copyright sul quadrante. Guardi qui.» Mise nel vassoio un disegno delle dimensioni di un tovagliolo, e Clarice lo tirò a sé. «Forse avrà notato che in quasi tutte le crocifis-sioni le mani sono nella posizione, diciamo, delle tre meno un quarto, o al massimo delle due meno dieci, mentre i piedi sono sulle sei. In questo quadrante Gesù è in croce, come vede, qui, e le braccia-lancette girano per segnare il tempo, come le braccia degli orologi Disney. I piedi rimangono sulle sei, e in alto una piccola lancetta dei secondi gira l'aureola. Che cosa gliene pare?»
Il disegno era di buon livello da un punto di vista anatomico. La testa era quella di Clarice Starling. 
[cap.25 - Il silenzio degli innocenti]

"Si è mai chiesta, Clarice, perché i Filistei non la capiscono? Perché lei è la risposta all'indovinello di Sansone: è il miele nella leonessa".

La frase scritta da Hannibal si riferisce ad un episodio narrato nel libro dei giudici della Bibbia:  Sansone è un israelita nato per essere il liberatore del suo popolo dall'oppressione dei Filistei. Innamoratosi di una filistea, Sansone va con la famiglia a chiederla in sposa, ma lungo la strada viene attaccato da un leone che riesce ad uccidere a mani nude. Tornando dopo qualche tempo per prendere la donna, Sansone trova la carcassa dell'animale e vede che all'interno si è formato un alveare da cui assaggia il miele.
Durante il matrimonio Sansone propone un indovinello ai parenti filistei della sposa «Dal divoratore è uscito il cibo e dal forte è uscito il dolce», riferendosi all'episodio del leone, ma loro non sanno risolverlo e minacciano la sposa per convincerla a farsi rivelare la situazione. Il settimo giorno, l'ultimo rimasto per poter vincere la scommessa, Sansone cede e rivela la soluzione alla moglie che la svela ai filistei: «Che c'è di più dolce del miele? Che c'è di più forte del leone?». Capito di essere stato ingannato, Sansone pianifica la sua vendetta che culminerà con la morte sua e dei filistei.

Usando queste curiose parole, Hannibal sta paragonando i nemici di Clarice, Krendler in primis, ai filistei che non capiscono la ragazza e quindi cercano di vincere con l'inganno. Nel contempo definisce Clarice "il miele nella leonessa", quindi la dolcezza che esce dalla forza, la giusta unione tra potenza e delicatezza, fragilità e coraggio.


Il dottor Hannibal Lecter uscì dal chiasso della strada per entrare nella Farmacia di Santa Maria Novella, uno dei luoghi più gradevolmente profumati del mondo.
L'Officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella, o Farmacia di Santa Maria Novella, o Antica Spezieria di Santa Maria Novella è ritenuta la farmacia storica più antica di tutta Europa, attiva senza soluzione di continuità da quasi 4 secoli, nonché uno degli esercizi commerciali più antichi in assoluto.
La farmacia era già stata nominata nel capitolo 9, dato che il bagno di Mason Verger viene rifornito proprio da lì.


Per lui, l'aria era dipinta di profumi distinguibili e vividi come colori, che poteva sovrapporre e scindere come se stesse dipingendo ad acquerello.
Questo fenomeno sensoriale/percettivo si chiama sinestesia e indica la capacità di percepire una situazione con l'unione di due sensi, invece che con uno solo, come il vedere i suoni musicali con la vista oltre che sentirli con l'udito.


Non l'Air du Temp che lui aveva colto quando la ragazza aveva aperto la borsetta vicino alle sbarre della sua gabbia al Manicomio criminale. Non era questo. Profumi così non venivano venduti, nella Farmacia. Né si trattava della sua lozione per la pelle. Ah! Sapone di mandorle. Il famoso sapone di mandorle della Farmacia. Dove aveva sentito quel profumo? A Memphis, quando lei era stata davanti alla sua cella, quando per un attimo le aveva sfiorato un dito, poco prima dell'evasione.

Hannibal ripensa ai suoi incontri con Clarice, situazioni accadute quando era ancora incarcerato:

«Lei usa la crema per la pelle Evian, e a volte si mette L'Air du Temps, ma non oggi. Oggi non si è profumata di proposito.» [...] «Come ha fatto a riconoscere il profumo?» «Ne è uscito un soffio dalla borsetta quando ha preso il tesserino.» [cap.3 - Il silenzio degli innocenti]

Lecter tese il dossier attraverso le sbarre, con l'indice sul dorso della rilegatura. Clarice allungò il braccio al di sopra della barriera e lo prese. Per un istante la punta del suo indice toccò quello del dottor Lecter. Il contatto gli fece lampeggiare gli occhi. [cap.35 - Il silenzio degli innocenti]


Il dottore si avviò per la sua strada. Passando davanti all'immagine della Vergine, alzò di scatto la testa e allargò le narici, mentre guardava la statua e annusava l'aria. Carlo lo prese per un gesto di devozione.
Sala dei Gigli
Carlo pensa che Hannibal si giri per guardare la statua della Madonna, in realtà sta sfruttando il suo incredibile olfatto e dato che è già stato specificato che il sardo puzza molto di maiale, è probabile che Hannibal, già conscio di essere in pericolo, si sia fatto un'idea del nemico che lo aspetta; non dimentichiamo che Verger è a capo di un'industria di carne di maiale, particolare che Hannibal non ha certo dimenticato.


CAPITOLO 36
All'interno del palazzo, l'interminabile opera di conservazione e mantenimento sarebbe andata avanti per un'altra ora, tranne che nella sala dei Gigli, dove il dottor Lecter stava parlando con il responsabile della squadra di operai.

La sala dei Gigli di Palazzo Vecchio è la stessa del primo incontro tra Hannibal e Pazzi: la loro relazione finisce dove tutto è iniziato.


Guardando fuori dalla grande finestra, il dottor Lecter poteva vedere il Duomo e il campanile di Giotto, scuri contro il cielo a ovest, ma non, in basso, il battistero tanto amato da Dante.
La cattedrale di Santa Maria del Fiore con il campanile
Hannibal dalla finestra della Sala dei Gigli vede il Duomo di Santa Maria del Fiore e il campanile, mentre non riesce a vedere il Battistero di San Giovanni che si trova di fronte al Duomo, a sinistra rispetto alla foto.

Dante era evidentemente legato a quest'ultimo edificio dato che lo nomina due volte nella Divina Commedia, nel XIX canto dell'Inferno: "Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori /che que' che son nel mio bel San Giovanni, /fatti per loco de' battezzatori" e nel XXV canto del Paradiso: "con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò 'l cappello".


L'argomento era l'Inferno di Dante e Giuda Iscariota.
In completo accordo con il gusto dello Studiolo per il pre-Rinascimento, il dottor Lecter cominciò da Pier della Vigna, logoteta del Regno di Sicilia, la cui avarizia gli aveva guadagnato un posto nell'inferno dantesco.
L'Inferno è la prima delle tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri, quella che precede il Purgatorio ed il Paradiso.
Giuda Iscariota è l'apostolo che nel Nuovo Testamento ha tradito Gesù per trenta denari e si è poi suicidato per impiccagione per i sensi di colpa.
Pier della Vigna è stato un politico, scrittore e letterato italiano del Regno di Sicilia; le informazioni sulla sua morte sono diverse, poco chiare e contradditorie: si parla di tradimento all'imperatore, di congiura contro di lui, poi di suicidio ma anche di morte per le conseguenza di un accecamento.
Dante, comunque, lo pone nella selva dei suicidi assolvendolo però dall'accusa di aver tradito l'imperatore.

Il logoteta (dal greco "colui che conta, calcola o razionalizza") era un dignitario bizantino che attendeva ai conti e ai bilanci statali, una sorta di antico cancelliere delle monarchie occidentali.
La carica venne poi adottata anche al di fuori del regno bizantino e presso il Regno di Sicilia equivaleva al Magnus Cancellarius, superiore di tutti i notai, custode dei sigilli dell'Impero e con il compitodi annunciare ai sudditi i proclami dell'imperatore.


«Dante lo trovò nel settimo girone dell'inferno, riservato ai suicidi. Come Giuda Iscariota, anche Della Vigna morì impiccato. Giuda, Pier della Vigna e Achitofèl, l'ambizioso consigliere di Assalonne, vengono collegati da Dante per l'avidità che vi riconobbe e per la loro conseguente morte per impiccagione.
Nell'originale in the seventh level of the Inferno.
L'Inferno di Dante è suddiviso in cerchi sovrapposti che, scendendo verso il basso, ospitano peccatori che hanno commesso colpe via via più gravi; le anime sono condannate ad una pena che segue la legge del contrappasso, quindi una punizione che è in opposizione o in analogia alle azioni commesse. Nel caso di più categorie di un determinato peccato, i cerchi sono eventualmente suddivisi in gironi, bolgie o zone.
I suicidi di cui parla Harris sono nel primo girone del settimo cerchio, il cerchio dei violenti (non esiste un settimo girone): qui ci sono i "violenti contro il prossimo", cioè gli omicidi, i predoni, i tiranni e i briganti. Queste anime sono tormentate dai Centauri, simbolo della violenza e della forza bestiale, sono immerse nel Flegetonte, un fiume di sangue bollente che simboleggia il sangue che hanno versato in vita, in proporzione alla gravità della colpa (i tiranni fino agli occhi, gli omicidi fino al collo, i predoni fino al petto) e sono colpite dalle frecce dei Centauri se tentano di uscire dal sangue più di quanto sia stabilito.

Achitòfel viene presentato nella Bibbia come consigliere di David e poi di suo figlio Assalonne. Quando Assalonne organizza una rivolta contro il padre, Achitòfel è accanto a lui e gli consiglia di attaccare subito per sfruttare l'effetto sorpresa, ma non viene ascoltato quindi, prevedendo la sconfitta, si suicida.


«C'è Camicion de' Pazzi, che uccise un parente, e aspetta l'arrivo di un secondo Pazzi... ma non è lei... è Carlino, che verrà collocato ancora più in basso nell'inferno per tradimento nei confronti dei Guelfi Bianchi, la stessa fazione di Dante.»
All'interno del nono e ultimo cerchio, quello per i colpevoli di tradimento, Dante scrive «E perché non mi metti in più sermoni, / sappi ch'i' fu' il Camiscion de' Pazzi; e aspetto Carlin che mi scagioni.» (Inferno, Canto XXXII, 67-69), dicendo che Camicione evita ulteriori domande rivelando il suo nome e dicendo che aspetta un altro Pazzi che lo scagioni, avendo compiuto un reato più grave del suo.

Il primo personaggio nominato è Alberto Camicione de' Pazzi, appartenente alla famiglia dei Pazzi di Valdarno (diversa da quella di Firenze) e colpevole di tradimento per aver ucciso il parente Ubertino de' Pazzi per ottenere alcune fortezze che avevano in comune.
La persona che aspettano, invece, è Carlo de' Pazzi, detto Carlino, un Cavaliere Aureo dei guelfi bianchi che vendette il suo castello ai guelfi neri che lo assediavano, tradendo i suoi compatrioti. Ai tempi in cui Dante ha scritto la Divina Commedia Carlino 'de Pazzi non era ancora morto, ma già lo scrittore, un guelfo bianco molto patriottico, lo aveva destina all'inferno per tradimento della patria.


«In questo pannello del portale del Duomo di Benevento, vediamo Giuda impiccato, con le budella che gli fuoriescono, così come san Luca, il medico, ce l'ha descritto negli Atti degli Apostoli. Qui, invece, pende assediato dalle Arpie, e sopra di lui, nel cielo, si vede la faccia di Caino nella Luna.
Il Duomo di Benevento è la cattedrale metropolitana di Santa Maria de Episcopio; particolarità di questa chiesa è la janua major, il grande portale di bronzo con pannelli che raffigurano episodi della vita di Cristo, tra cui l'impiccagione di Giuda.
La scelta di questa scena è curiosa perché questo è un evento raramente raccontato dato gli unici a parlare della morte di Giuda sono san Matteo, che ne fa un breve accenno, e gli Atti degli Apostoli: [18]Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.

Giuda impiccato, con le budella che gli fuoriescono: Hannibal sta gentilmente descrivendo a Rinaldo Pazzi la sua morte, che avverrà di lì a poco.

Nella mitologia greca, le arpie (lett. "le rapitrici", dal verbo greco ἁρπάζειν harpazein, "rapire") sono creature mostruose, con viso di donna e corpo d'uccello.

Caino (dall'ebraico Qáyin, che significa "acquisizione") è un personaggio biblico, figlio di Adamo ed Eva, che uccise il fratello minore Abele perché geloso delle attenzioni che Dio aveva per lui.
Nel medioevo si credeva che Caino fosse stato esiliato sulla luna e costretto a portare un fascio di spine sulle spalle, quindi si interpretavano le macchie lunari come il segno della sua presenza; questa leggenda popolare era così diffusa che si usava parlare di "Caino e le spine" come sinonimo di "luna" e l'espressione viene usata anche da Dante per dire che è quasi giorno:
"Ma vienne omai, ché già tiene ’l confine / d’amendue li emisperi e tocca l’onda / sotto Sobilia Caino e le spine." (Inferno, Canto XX, 124-126) -> Ma ormai vieni via, poiché la luna tocca il confine di entrambi gli emisferi (l'orizzonte) e sta per tramontare sotto il mare di Siviglia [x] 

Ascoltatelo [Pier della Vigna], mentre racconta di come trascina il proprio corpo morto, insieme agli altri dannati, per andare a impiccarlo a un albero:
Surge in vermena ed in pianta silvestra:
l'Arpìe, pascendo poi delle sue foglie,
fanno dolore, ed al dolor fenestra. [...] 
Come l'altre verrem per nostre spoglie,
ma non però ch'alcuna sen rivesta;
che non è giusto aver ciò ch'om si toglie.
Qui le trascineremo, e per la mesta
selva saranno i nostri corpi appesi,
ciascuno al prun dell'ombra sua molesta.
(Inferno, Canto XIII, 100-108): Cresce come un arbusto e una pianta selvatica: le Arpie, poi, nutrendosi delle sue foglie provocano dolore, e aprono una via attraverso la quale il dolore fuoriesce. Come le altre anime, anche noi andremo a riprendere i nostri corpi, ma non per rivestircene: infatti non è giusto riavere ciò che ci si è tolti. Li trascineremo qui e i nostri corpi saranno appesi per la triste selva, ciascuno all'albero della propria ombra nemica» [x].
Il brano riportato presenta la descrizione di cosa succede ai suicidi dopo la morte: gettate da Minosse nel settimo cerchio, le anime germogliano formando una pianta selvatica e sono destinate a soffrire a causa delle Arpie che mangiano loro le foglie. Il giorno del Giudizio Universale ogni anima andrà a riprendere il proprio corpo e lo appenderà al suo albero, perché non è giusto riavere ciò che ci si è tolto violentemente.


Credo anche che sarebbe altrettanto interessante riprendere la questione dell'antropofagia in Dante. Il conte Ugolino che divora la nuca del vescovo, Satana a tre facce che mangia Giuda, Bruto e Cassio, tutti traditori come Pier della Vigna.
Antropofagia è il termine che indica un organismo carnivoro che si nutre di esseri umani, anche se viene usato più specificatamente come sinonimo di cannibalismo umano, dove esseri umani divorano loro consimili.
Ovviamente Hannibal è molto interessato all'argomento; Dante nomina questa pratica diverse volte: 
Ugolino della Gherardesca è un politico italiano e comandante navale del XIII secolo; divenuto capitano del popolo di Pisa nel 1286, in un momento difficile per la città in guerra con Firenze e Lucca, finisce per essere rinchiuso con figli e nipoti nella torre della Muda, dove vengono lasciati morire di fame per ordine dell'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini.
Di questo tragico destino non abbiamo nessuna descrizione se non quella di Dante, che pone Ugolino tra le acque gelate del Cocito nel secondo girone del nono cerchio, intento a mangiare la nuca dell'arcivescovo Ruggieri.
La scelta di una pena così particolare e l'uso di frasi volutamente ambigue, dimostrano il desiderio di Dante di lasciar intendere che il conte avrebbe mangiato anche figli e nipoti: Quivi morì; e come tu mi vedi, / vid’io cascar li tre ad uno ad uno / tra ’l quinto dì e ’l sesto; ond’io mi diedi, / già cieco, a brancolar sovra ciascuno, / e due dì li chiamai, poi che fur morti. / Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno. (Inferno, Canto XXIII, 70-75) -> Qui morì; e come tu mi vedi, così io vidi cadere uno a uno gli altri tre, tra il quinto e il sesto giorno; allora io, già cieco e moribondo, andai brancolando sopra i loro corpi, e li chiamai per due giorni dopo la loro morte. In seguito, più che il dolore, mi uccise la fame» [x]. 
L'ultima frase "più che il dolor, poté 'l digiuno" significa "il digiuno fu più forte del dolore" ma può essere interpretata sia come "morii di fame prima che di dolore" sia "il senso di fame vinse sul dolore [e quindi mangiai i corpi]".

Nell'ultimo canto dell'Inferno Dante descrive Lucifero come un essere alato gigantesco con una testa e tre facce, ognuna intenta a mordere uno dei i tre supremi traditori dei benefattori: Giuda, che ha tradito Cristo per 30 denari, e Bruto e Cassio che tradirono Cesare e contribuirono alla sua morte.


Bandino Baroncelli, disegno di Leonardo
«La vede bene? Non riesco a ingrandirla di più. Qui è quando l'arcivescovo lo morse. E sotto c'è scritto il nome. [...] Riesce a distinguere i caratteri? La scritta dice "Pazzi", e segue una poesiola volgare. Questo è il suo antenato, Francesco, appeso fuori da Palazzo Vecchio, sotto queste finestre.»
La vicenda di cui parla Hannibal è quella dell'impiccagione sulle mura di Palazzo Vecchio di Francesco 'de Pazzi e dell'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati, a causa della congiura organizzata contro i  Medici nel 1478 [vedi "Congiura dei pazzi", capitolo 17]
Non è chiaro a quale disegno ci si riferisca qui; l'opera più nota riguardante la congiura è il disegno di Leonardo da Vinci, presente sulla scena, del cadavere di Bernardo di Bandino Baroncelli, l'assassino di Giuliano Medici che si è nascosto per più di un anno a Costantinopoli.

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Aveva portato nella stanza una grossa lucidatrice industriale ed era impegnato, con il filo elettrico, a realizzare un nodo scorsoio all'estremità dov'era la spina. Il filo, ricoperto di plastica arancione, emetteva una sorta di stridio, mentre Lecter l'avvolgeva nei tredici giri tradizionali.
Il nodo scorsoio è il classico nodo usato per il cappio da impiccagione, che ha una serie di giri prima dell'occhiello; il numero di questi giri riportato dalla tradizione è 13, anche se in realtà non è necessario farne così tanti.

Lecter ha deciso di aggiungere il danno alla beffa, uccidendo Pazzi nello stesso luogo, Palazzo della Signoria, e nello stesso modo brutale, per impiccagione, in cui è morto il suo antenato Francesco durante la congiura dei Pazzi [vedi capitolo 17].


«Me ne sono reso conto, a teatro, che mi aveva riconosciuto, dottor Pazzi. Si è bagnato i calzoni, quando mi sono chinato sulla mano della sua signora? Quando non ho visto arrivare la polizia, ho capito che mi aveva venduto. A chi? A Mason Verger? Batta due volte le palpebre, se la risposta è sì. Grazie, l'avevo capito. Una volta ho chiamato il numero stampato sull'onnipresente manifesto di Mason. L'ho chiamato da un posto lontano da qui, tanto per divertirmi. I suoi uomini aspettano fuori? Mmmm. E uno di loro puzza di salsiccia di cinghiale rancida?»
Hannibal è consapevole di quello che sta succedendo fin dall'incontro con i Pazzi a teatro [cap.33] quando ha notato lo strano comportamento del commendatore e, visto che non si è presentato nessuno ad arrestarlo, ha capito che lo aveva venduto. E a chi, se non al suo acerrimo nemico Verger, che non ha mai nascosto il suo desiderio di vendetta?
Allo stesso modo all'uscita dalla Farmacia aveva sentito l'odore di maiale, evidentemente inusuale in un luogo del genere, intuendo che si trattava del pericolo di cui lo ha avvertito la sorella in sogno [cap.35] e che era legato a Verger.


«Se non sono a Bellosguardo entro dieci minuti, mia moglie mi ucciderà.» Tirò fuori una banconota da cinquantamila lire. «Ecco quanto vale mia moglie per me.»
Bellosguardo è una zona di Firenze, a sud-ovest della città, che dista circa un quarto d'ora da Piazza della Signoria dove si trovava Hannibal.

Ai tempi in cui Harris ha scritto il romanzo, in Italia c'erano ancora le lire; 50.000 lire corrispondono a circa 25-26 euro.


Si fece lasciare all'ingresso della piazza di Bellosguardo, poco lontano dalla villa del conte Montauto, dove aveva vissuto Nathaniel Hawthorne.
I Barbolani di Montauto sono una famiglia aristocratica tra le più antiche d'Italia che, per molti secoli, ha avuto grande importanza nella storia politica, militare, culturale e religiosa soprattutto della Toscana.
Il castello di Montauto venne edificato per scopi difensivi nel 980 e ebbe ruolo di protagonista per gli scontri tra Guelfi e Ghibellini prima, e tra Guelfi Bianchi e Neri poi. Nel 1550, il Castello venne ampliato e trasformato in villa dai marcanti Ciaini per mano di Domenico di Baccio d'Agnolo e, grazie agli affreschi e alle decorazioni, Montauto rimase a lungo una delle più eleganti e prestigiose residenze del contado fiorentino.

Nathaniel Hawthorne, è lo scrittore statunitense dell'ottocento noto soprattutto per "La lettera scarlatta"; la sua famiglia ha vissuto nella villa Montauto per due mesi nell'estate del 1858.


Euforico per la corsa, il dottor Lecter percorse altri quaranta metri fino alla Jaguar nera, prese le chiavi da dietro il paraurti e mise in moto. [...] Intanto che il motore dell'auto si scaldava, cercò fra le cassette. Decise per Scarlatti.

Percorse altri quaranta metri fino alla Jaguar nera: Hannibal ha sempre un piano di riserva in caso di bisogno; in questo caso aveva una macchina pronta per la fuga a qualche chilometro dal centro di Firenze dove abita, in modo da poter fuggire anche senza dover tornare a casa.
Ovviamente si tratta di una Jaguar, perché Hannibal si tratta sempre bene, come ha scoperto Clarice che tenterà di rintracciarlo proprio sfruttando il suo debole per la bella vita.

Scarlatti: Hannibal sceglie la musica dello stesso artista ascoltato da poco a teatro, quello tanto amato dalla signora Pazzi [capitolo 33].


CAPITOLO 37
Prima, Mason sentì l'aeroplano in sottofondo, poi un motivetto stucchevole, Gli innamorati.
Gli innamorati è una canzone di Umberto Tozzi del 1991.


CAPITOLO 38
Un pacchetto: passaporti della miglior fattura brasiliana, documenti d'identità, contanti, libretti bancari, chiavi. Se lo mette sotto il braccio all'interno della giacca.
Come già detto, Hannibal ha sempre un piano di riserva ed è pronto a fuggire in ogni momento; anche dopo essere evaso aveva dei passaporti pronti all'uso.

Giorgio Vasari Deposizione
"Deposizione" di Giorgio Vasari

CAPITOLO 39
Quando il cadavere raggiunse le braccia tese di quelli che lo aspettavano in basso, "La Nazione" scattò una straordinaria fotografia, che ricordò ai lettori i grandi dipinti della Deposizione.
La deposizione è un riferimento al distacco del corpo di Cristo dalla croce, argomento molto usato dagli artisti nel passato (esempio a destra).
Harris ha nominato la deposizione un paio di volte anche ne "Il silenzio degli innocenti" [vedi "cristianesimo" in Riferimenti a SILENZIO/ANIMALI/CRISTIANESIMO ne "Il silenzio degli innocenti" - Approfondimento ]


In un primo momento, la radio locale ipotizzò che Pazzi, oltre a impiccarsi, si fosse fatto harakiri con un coltello.
L'Harakiri o Seppuku è un termine giapponese che indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai.
Il seppuku veniva eseguito secondo un rigido rituale con un taglio autoinflitto sul ventre, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici; il significato simbolico, dato che si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima, era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe in tutta la sua purezza.


Poi, l'opinione pubblica decise che era stato il Mostro a uccidere il poliziotto.
Il Mostro di Firenze: vedi capitolo 17.


CAPITOLO 40
«Ho Mason al telefono. Vuole una simulazione. Qualcosa da mostrare a Lecter quando gli metterà le mani addosso, visto che è tutto pronto.»
Nell'originale "He’ll take a simulado", lo spagnolo per simulazione.


«Azione 'sto cazzo» disse Carlo, e sputò per terra.
Nell'originale “Azione my ass”, insulto molto usato in America.



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  Mason Verger - Biografia
  Serie tv->Hannibal [libro] - Quote

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